di Paola Tassinari Oggigiorno possiamo dire che le persone sono affette da invidia, che significa “vedere male” ossia travisare, prendiamo per esempio questa smania di essere famosi o alla meno peggio di correre dietro ai famosi, si badi bene che qua non si parla di “chiara fama”, oggi non si guarda che sia pessima o buona fama, no basta avere seguito e essere famosi. Certo i mass media hanno una grande colpa, perché assecondano questo “archetipo negativo”. Fama (dal latino fari che significa parlare), mitologicamente la si immaginava come un mostro alato gigantesco capace di spostarsi con grande velocità, coperto di piume sotto le quali si aprivano tantissimi occhi per vedere; per ascoltare, usava un numero iperbolico di orecchie e diffondeva le voci facendo risuonare infinite bocche nelle quali si agitavano altrettante lingue. Questo mostro alato rappresentava le dicerie che nascono, si diffondono, acquistano credibilità, non fanno distinzione tra vero e falso, amplificano e distorcono a piacimento i fatti. “La Dipendenza da fama è un disturbo comportamentale centrato su un bisogno disperato di essere visti per poter stare bene. Le persone che ne soffrono sono annoiate, impulsive, ansiose, insoddisfatte e tutte condividono la stessa paura: essere invisibili”. Quindi cercare la fama è un insulsaggine, perché se si diventa famosi si è alla mercé dei fan che ti impediscono di avere una vita privata, se poi si perde tempo a seguire i famosi tanto perché hanno fama, è una ridicolaggine pensare di “essere” illuminandoci del loro riflesso e non di luce propria. Come abbiamo letto sopra, già gli antichi la illustravano come un mostro, pensate a come si è dilatato questo mostro ai giorni nostri coi social network e ancora più tragico è che i politici e gli altri media seguono questi social per accontentare la massa nei suoi bisogni/desideri…oh, ma vi pare possibile ciò? Invece di educare la massa la assecondano per ottenerne i voti. Tutto questo preambolo per dirvi che oggi 1° febbraio ricorre l’anniversario di morte di Stefano Servadei, attivo in politica fin dall’immediato dopoguerra, Servadei è stato per decenni un punto di riferimento sullo scenario romagnolo, soleva dire che il suo scopo nella vita era essere ricordato come un galantuomo… mi sembra che questo esprima tutto… altro che fama, non è sufficiente lasciare di noi un buon ricordo di onestà e lealtà? Non è meglio vivere togliendo la “f” da fama? Cara Paola tu sai che non è da oggi che ti seguo…ti leggo..ti stimo ma debbo anche aggiungere che sei troppo b uona nei confronti di tutti i politici…sono a Rimini dal 62…conosco perfettamente il sistema…che va solo cambiato..rubare non è un furto è un costo..una scorciatoia…e costano cara Paola…Matteo Renzi ha cercato di sbrogliare la matassa e si è infrenato…il Congresso lo vincerà …e governo o non Governo la musica cambierà…Grazie Paola se puoi resisti !….ti chiedo scusa ho visto quella bella foto e l’ho fatta mia…credevo che fosse in bacheca e non avevo ancora visto il tuo pezzo..ti chiedo scusa . Fiorello tristratto .
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