Di questa mattina conclusasi con le due ultime accensioni di fronte alla Caffetteria storica di Rimini.Vecchi, un eccellenza per gli appuntamenti,ideale per concludere offerte di lavoro,starter per la partenza od arrivi di storie e di giornali,anche per gustare un aperitivo sostanzioso con gli amici. Palla al centro.Io ritengo che sia l’insoddisfazione a porre interrogativi sulla nostra origine. Quel chiedersi il motivo per la nostra discesa sulla terra, soprattutto in certe occasioni quando si controlla la valigia. Il motivo.La clessidra che si rovescia, le lancette della sveglia che si fermano o l’orologio invisibile di San Pasquale: quel tic tac che arriva dalle pareti o dal piano sgombero del comodino.In terra di toscana dell’alto Tevere considerato dalla tradizione un segnale, un avvertimento di questo santo poco invidiabile, un invito a preparare le valigie.Senza correre: lento pede.( E’ latino, non è un errore da matita rossa.) Quando va tutto bene, comunque, non si interroga mai l’ufficio demografico celeste. Premetto che due Vescovi e un santo uomo mi avevano scritto o raccomandato che il mio compito era di camminare per le strade a seminare e diffondere speranza, quel desiderio di guardare sempre avanti. L’uomo di Dio,l’amico fraterno Don Oreste Benzi. Il Vescovo di Avezzano per il suo ruolo di Assistente ecclesiastico di Speranza e Vita e l’Arcivescovo di Chieti in occasione di un congresso di Rinnovamento nello Spirito. Ma veniamo a bomba. Subito dopo il sacrificio eucaristico nella mia chiesa di San Giuliano prendo un orzo con un panino nel bar del Borgo modellato per i giovani dal calicino rosso,e gli anziani per ricordare una gioventù che stenta a risorgere con il caffettino. E’ il rubio che colora la serata ai ragazzi che non siamo stati capaci di accender la speranza per i nostri vizi.Ci siamo sempre ritenuti dei privilegiati, mentre invece siamo solo dei raccomandati. Non sorseggio o leggo ma bevo e scappo.Davanti a Cesari mi sono imbattuto nel solito moldavo: mi son fermato.Arrivato alle Celle Cop, della Uno Bianca dietro front.Passando di fronte al Fiore noire…sorridendo ha avvertito…”attenti al portafoglio…con il solito saluto..ciao Daniele grande…” Altra fermata di fronte all’edicola per rinfrancare un trio di ottantenni…una gara ad indovinare gli anni e mai visti prima…mi ero fermato vedendoli tristi e accigliati…salutandoci sembravano ragazzi illuminati dal sole..felici ed io contento per quel chicco di speranza…conclusasi con un sorriso di Genova alla prese con il suo cappuccino.. velatamente triste per un problema al braccio..una stretta di mano e ho sentito un grazie…planato in piazza dell’acqua…la speranza nuota. Fiorello Paci