Campo base, sorgente del Marecchia località PRATIEGHI. Un idea sfogliando il giornale della clinica riminese Villa Maria, l’isola della salute che si trova nel cuore dell’antico borgo,baricentro del borgo San Giuliano. Sono stato tre giorni sordo e sono senza cellulare e mi viene da concludere che tutto è grazia e anche un problema può rappresentare la soluzione per rimuovere un macigno da un continente all’altro come nel caso nostro. Il macigno della staticità dell’Appennino che neanche Maciste o Polifemo sarebbero capaci di spostarlo di un centimetro dal loro spazio millenario: mandrie,greggi latte e legno e granaglie energie millenarie che sfidano ancora il tempo. Sono la certezza dei montanari. La clinica Villa Maria si trova alle mie spalle da dove sto scrivendo proiettata sul corso Matteotti lato mare di rimini.A prima vista potrebbe dare l’idea di un grande Albergo, e non da certo l’impressione di un Ospedale. Si sapeva di un grande interesse da parte del Presidente della clinica Villa Maria nei confronti di un Ospedale in Africa e non avrei certo immaginato che si trattasse dell’Ospedale della Dottoressa Marilena Pesaresi, che ha speso gran parte della sua vita in quell’ospedale dello Zimbabwe dal lontano 1983, che conosco e stimo tanto.La missionaria riminese aveva trascorso i primi 10 anni in Zambia, ma aveva raggiunto l’Africa già dal 1963. Il suo passaggio nell’ospedale di Mutoko per sostituire la dottoressa Luisa Guidotti, amica di Marilena nonché vittima del fuoco governativo ad un posto di blocco. L’incarico alla dottoressa Pesaresi era stato sollecitato dall’Arcivescovo di Salisbury nonché presidente della Conferenza Episopale Rhodesiana. L’attacco all’ambulanza durante un intervento di soccorso ha creato una martire e ha sancito l’importanza di una amicizia tra le due missionarie italiane.Due dottoresse al servizio dei fratelli africani. Sarebbe plausibile poter creare un centro di benessere connesso a problemi respiratori in quel polmone di verde ai piedi di una cascata di ossigeno alla base del monte Zucca. Ci sono riscontri inconfutabili sulla capacità rigeneratrice dell’apparato respiratorio in quella zona dell’Appennino toscoromagnolo: ci sono anche dei locali che potrebbero incoraggiare un progetto da assicurare posti di lavoro e da mettere al riparo il bisogno di sicurezza per il turismo.Quella certezza che da un centro sanitario in grado anche di cementare questo gemellaggio Appennino Mutoko: non un emergenza dovuta agli sbarchi, ma una riconoscenza nei confronti di chi ha dato la vita per gli altri, per chi ha speso una vita per una terra che aveva creato solo problemi alla sacralità di quei monti . Un progetto riscatto della missionarieta di due dottoresse italiane, con la condivisione di una importantissima clinica riminese attraverso la sua Presidente dottoressa Silvana Carloni che ha donato all’Ospedale di Mutoko un tir di atrezzature e tecnologia. Questa è l’Italia.
Fiorello Paci