MADONNA DAL COLLO LUNGO del “parmigianino”al tramonto di una vita assai dura

Madonna dal collo lungo

di PAOLA TASSINARI

La Madonna dal collo lungo di Girolamo Francesco Maria Mazzola, meglio noto come il “Parmigianino”per via della sua città natale, è uno dei grandi capolavori del Manierismo, movimento artistico dai connotati un po’ estrosi, a volte con colori stridenti, a volte con forme allungate e strane. La bellezza di questo capolavoro non è in discussione, si trova agli Uffizi a Firenze.Non vi sto a spiegare la tecnica, la storia: in fin dei conti per capire un quadro occorre solo guardarlo, osservarlo da tutte le angolazioni, perfino con gli occhi semichiusi. Un quadro nasce per essere visto: inebriatevi del dipinto, come se prendeste una sbornia col vino. Nel suo “Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani” (1550), Giorgio Vasari, scrive a proposito del Parmigianino, che in età matura, abbandonò la pittura per darsi tanto  all’alchimia da ammalarsi fino a morirci. il parmigianinormigianino, nacque nel 1503, entrò in contatto col Correggio,distinguendosi per la sua maestria, già in giovane età. Dipinse, per i Gonzaga, il ciclo dedicato al mito di Atteone. Successivamente lavorò, a Roma, Bologna e a Parma dove venne incarcerato per debiti ( forse contratti a seguito della sua passione alchemica),fuggì di prigione e si rifugiò a Casalmaggiore, in preda ad una profonda disperazione, e lì morì nel 1540. La “Madonna dal collo lungo” è un’opera, al di là della meravigliosa bellezza, che si legge come un libro, su cui Parmigianino descrive le sue idee e le sue ipotesi. Vi faccio notare  alcune cose, di cui voglio parlarvi. Lo splendido manto azzurro che copre questa Madonna così materna, con forme allungate: dal collo lunghissimo alla la torre/colonna bianca, alle sue spalle, la fascia ad armacollo e infine quel Bambinone così grande da non sembrare un  neonato ma un bambino di quattro o cinque anni.Mi fermo qui, perché poi non finirei più gli articoli. mi chiedo solo perché qui Gesù è così grande? Io penso che sia un richiamo alla totalità del rapporto fra mamma/figlio, che non si esaurisce nell’infanzia, una madre dirà il mio bambino anche al figlio di cinquantanni. Ricordo un uomo sessantenne, che mi disse, addolorato dalla perdita della madre, che ciò che più gli mancava era che lei lo chiamava ancora bambino, ora nessuno mai più lo avrebbe chiamato bambino e ciò gli mancava tanto. Può sembrare una sciocchezza, ma soffermatevi un momento se è qualcuno che vi ricorda i bei giorni dell’infanzia, da far sembrare possibile fermare il tempo,un  qualcuno che nei tanti momenti tristi  della vita pronto a consolarvi come un bambino suo… non è una cosa confortevole e confortante? La prossima volta parlerò della colonna/torre alle spalle della Madonna.

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