Durante i miei 58 anni trascorsi a Rimini non avevo mai avuto l’opportunità di seguire il Sacrificio Eucaristico nella chiesa dei Servi.Una pura casualità esserci riuscito oggi in sostituzione di una persona che non avrebbe potuto assistere al rito in memoria dei suoi genitori.Non conosco la storia della chiesa dei Servi anche se dall’aspetto da l’idea di un Tempio a regime conventuale, sicuramente una delle più prestigiose, tra le 100 chiese di Rimini.Servi,espressione che non piaceva molto a Gesù per il suo modo di relazionarsi con i suoi discepoli,tenendo conto del significato di servitù rispetto al valore dell’amicizia.Amici non servi.L’amicizia è molto più impegnativa del garzonaggio: la prima è un dono rispetto allo schiavismo del garzonaggio,un sottolavoro. L’amicizia è coerenza fedeltà rispetto disponibilità,aiuto, bisogno,amore di Cristo, come traspare in numerosi episodi del Vangelo.I più ricorrenti il pianto di Maria al Sepolcro,con la risposta di Gesù risorto… nel silenzio la prima parola di Gesù.. Maria ..che riconosce dal il timbro di voce.La resurrezione di Lazzaro a fronte del pianto delle sorelle,la guarigione del bimbo nella casa del Centurione,la moltiplicazione dei pani,la guarigione dell’emoroissa, il cieco, il lebbroso,la moglie influenzata di Pietro,l’orecchio staccato dalla rabbia di Pietro sulla via del processo,il canto del gallo per richiamare Pietro,le stesse parole rivolte a Giuda, sbrigati, fai quello che devi fare,non sanno quello che fanno..perdonali Padre,fino all’ultimo istante dalla Croce in aiuto della mamma e di Giovanni, il domani…Madre tuo figlio …figlio tua madre…figlio come espressione dell’amicizia al massimo..il sublime.Sono uscito dal tema dei Servi, ma era obbligatorio se siamo amici di Gesù siamo anche inutili servi servorum Dei.In quella sacrestia mi sono sentito a tu per tu con Cristo, con un tabernacolo che da l’idea di una villa, e quando quell’ostia di pane tra le mani di Don Vittorio si trasforma in Cristo salvatore anche un cuore di pietra freme e si piega di fronte al Cristo di Galilea.Se poi nell’incontro eucaristico parla al tuo cuore la sacrestia diventa la tavola dell’ultima Cena.Altra cosa da tener conto di quella sacrestia l’omelia e l’introduzione al rito del Celebrante Don Vittorio:parole di Dio e del Signore che conosce vive, medita misura, propone.Pane di Dio.La duplice considerazione su Saul ” re testone…tira dritto” e re David “re tenerone…troppo umanotto con una nicchia di dio nel cuore “…un pò di oggi..una lezione di antropologia cristiana per svegliarci dal sonno …da poter scorgere tutti il nostro gioioso domani…con la fine di un altro giorno. Sarà sempre giorno senza la notte del buio.Grazie Don Vittorio. Fiorello Paci