LA FESTA DEL BORGO RISPOSTA DI UN POPOLO ALL’ESTATE DEL RACCOLTO

UNA FESTA POPOLARE,un’ esplosione di gioia di un Italia  che sta ritrovando nel lavoro la forza per uscire dalle secche della crisi.Una sveglia per ricordare, che l’antico valore contadino è ancora vivo, che ha nell’estate, altare e sorgente, la forza per continuare a sperare. L’estate il grande albero del raccolto, la festa del lavoro che trova nel Borgo San giuliano, la vera identità di un popolo, che si ritrova per le strade vestite a festa per esprimere la propria gioia , un riconoscimento e  autostima di cui c’è tanto bisogno, per uscire dall’indifferenza, dalla noia. L’Italia s’è desta,la vera Italia del lavoro, della fatica del sudore,non quel campo di calcio,o dipinto come l’esercito di maccaronì. Siamo ancora scuola, sia per l’europa e per il mondo   e il il Borgo vetrina popolare, è l’espressione delle capacità italiane. Una festa che riesce a coinvolgere tutti, mare monti collina, questa gran voglia di vivere, il di essere, questa gioia di esistere e allora il Borgo in piazza non è solo alimentazione vino e saraghina è un inno di ringraziamento a Dio, l’inconscio di questa manifestazione, molto più di una sagra,una risposta che insieme è possibile risorgere: artigianato, commercio, agricoltura,creatività, genialità, maniche rimboccate, musica , ballo, concerto, gioia dei bambini. Ho assaporato queste cose da Marco, lo storico ristorante del Borgo accanto ad un’ amica , accanto a una famigliola di Villa Verucchio, e non era tanto il gusto a dominare la scena,e  cercavo di osservare  di capire come giornalista le cause di questa danza popolare e scorgevo in ogni tavolo il sentimento che unisce, la gioia di esistere, il borgo come una grande tavolata, tavola grande, l’italia che cammina. Nell’invaso il borgo riunito,teatro sotto le stelle, spalti e platea,palco e quinte, acquattato quasi nascosto per gustare , vedere un popolo in festa ed uscirne non è stato facile, bisognava tenersi per mano come i bambini per non perdersi e quando è partito dal concerto un canto, l’inno Laudate gentes, mi sono commosso, ma non ero solo, ma una lunga processione di ringraziamento a Dio, da un antico borgo anarchico dalla città di Dio, la Rimini di sempre, mare monti, rimini Fellini         Fiorello Paci   

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