C’era una volta tanto tempo fa, una strana bambina.
Una bambina che sapeva solo amare, si chiamava Paolè.
Leggeva tanti libri, e si sceglieva sempre la protagonista più buona, quella che soffriva di più, ma che alla fine riceveva il premio.
Esisteva il male, ma per la bambina doveva vincere sempre il bene.
Alla bambina il bene sembrava più utile e bello del male.
Il male era brutto.
La bambina era buona e gentile, ma più era buona e più le chiedevano.
Ad esempio, siccome era brava a lavare i piatti, doveva anche spazzare, fare i letti, preparare il ragù per la pasta e poi badare alle sue sorelle, anche fare il loro compito, alla fine non le rimase neanche un po’ di tempo per giocare.
Le sue sorelle a divertirsi e lei a lavorare.
Poi a volte doveva anche andare ad aiutare il babbo nei campi.
Doveva guidare il trattore, per lei era una tragedia decidere quale marcia mettere, non sapeva proprio quale era la prima o quale era la seconda.
Il più delle volte il trattore faceva un balzo in avanti e poi di botto si fermava e allora il babbo urlava che non era capace di fare niente.
Una volta le diede uno schiaffo, Paolè fu contenta perché il babbo la mandò via, dicendo che avrebbe fatto da solo.
Paolè arrivò a casa tutta felice, forse avrebbe fatto in tempo a giocare col suo cagnolino che si chiamava Ringo.
La mamma appena la vide cacciò un urlo, aveva perso un orecchino, ricordo del nonno morto, Paolè non se n’era accorta, con lo schiaffo l’orecchino era caduto, lo disse alla mamma, ma lei non sentì scuse, prese un ramo di acacia, questo arbusto ha dure spine, e la picchiò sulle gambe.
Che male, veramente tanto, ma a Paolè bruciava come un ferro rovente, non le bacchettate, ma l’ingiustizia.
Da allora Paolè sa che la giustizia è un’utopia.
A scuola Paolè era la più brava, ma la chiamavano con sprezzo secchiona.
E quell’orribile gioco delle sedie?
A scuola, a quei tempi durante la ricreazione si faceva questo gioco, spero che oggi non si usi più, lo spero per i bambini buoni.
Si mettevano in circolo delle sedie, diciamo undici sedie, e tutto attorno camminavano i bambini che dovevano essere uno in più delle sedute.
Poi si metteva della musica, quando la maestra interrompeva il mangianastri, i bambini si dovevano sedere, chi ultimo arrivava restava in piedi e veniva eliminato dal gioco.
La prima ad essere eliminata era sempre Paolè.
Una volta però, la prima volta che accadeva, a Paolè non sembrava neanche vero, riuscì al termine della musica a sedersi e rimase in piedi un altro bambino.
Paolè era felice, ma il bambino con uno spintone la fece cadere per terra, e si prese il suo posto.
Tutto questo sotto gli occhi delle maestre, le quali o non se ne accorsero o non ritennero di intervenire.
Per Paolè fu un duro colpo, era sempre stata la prima ad essere eliminata in quel gioco stupido e una volta che non subiva l’umiliazione di essere la prima ad essere eliminata, veniva fatta uscire con la forza, con la violenza.
A casa nel pomeriggio si rifugiò fra i suoi amati libri e pianse tanto, ma proprio tanto.
Da allora Paolè sa che non sempre vince il bene.
La giustizia e il bene non sempre trionfano, ma sono solo concetti, sono le persone che si devono impegnare perché accada la loro vittoria.