Il racconto del tempo, il giorno del ricordo di due quarantenni

L’Italia del nord dopo il passaggio del fronte,al rientro nelle proprie case, durante la ricostruzione ,con le strade appena sgomberate da calcinacci dopo i bombardamenti.La  Balilla, protagonista di questo racconto, macchina  nascosta dietro un pagliaio sfuggita alla caccia dei militari per i servizi civili. Un tratto di  strada tra Piacenza e Busto Arsizio. Un partigiano e una crocerossina si raccontano la loro storia. L’uomo aveva scelto di combattere tra le Apuane e gli  Appennini con  spostamenti continui dalla Lunigiana ai Liguri.Odiava la guerra dopo aver perso moglie e due figli durante un bombardamento lungo la ferrovia: la crocerossina amava la pace e aveva scelto di spendersi per gli altri dopo la scomparsa del marito,ufficiale di artiglieria caduto nel deserto libico. Due figli rimasti con i nonni che non vedeva l’ora di riabbracciare. Man mano che la macchina si avvicinava al paese della crocerossina nel volto della donna si smorzava il senso femminile da mettere in evidenza il grande amore di mamma che non sfuggiva al partigiano. Accortosi accosta la macchina  vicina ad un lampione e tira fuori dallo zaino dei prodotti alimentari delle truppe alleate: una cenetta rustica che non lascia spazio ad effusioni. Si parlano con gli occhi fino all’arrivo a quella piazzetta di Busto: “eccola”, dice la donna. Il partigiano accosta: lei scende e chiama il figlio. Mamma, mamma.Vorrebbe presentargli l’amico, ma a terra c’era solo il borsone della crocerossina. Neppure il tempo di un saluto, di un abbraccio.Un pezzo di italia del dopo guerra, dei ricordi. Sono sacri. Fiorello Paci

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