Il simpatico cane del Direttore di questo web-giornale si chiama Nespola. Pensavo che il cane avesse questo nome per il frutto della nespola. Questo albero è molto antico,è il primo a fiorire e l’ultimo a dare il frutto, apre la bella stagione e la chiude. Un tempo i contadini lo piantavano nel cortile, vicino alla casa, credevano che potesse allontanare gli spiriti maligni e la sfortuna in generale e fosse foriero di un gran raccolto. Le nespole sono aspre e dure, non sono commestibili alla raccolta, si mangiano dopo circa un mese, quando diventano morbide e cremose. In realtà il cane ha tale nome in onore di Paolo Nespoli, l’astronauta. Gli antichi ritenevano che “il nome fosse un presagio”, forse qualche volta può essere vero. Paolo Nespoli, astronauta italiano (n. 1957 Milano). Laureato in Ingegneria meccanica, dopo aver ottenuto la qualifica di sottufficiale istruttore di paracadutismo presso la Scuola militare di Pisa, dal 1982 al 1984 è stato inviato in Libano nella Forza Multinazionale di Pace. Nel 1991 è entrato a far parte dell’ESA (European Space Agency) e nel 2007 ha volato come specialista con lo Space Shuttle Discovery, STS-120. Nel 2010 è tornato nella Stazione Spaziale Internazionale con la spedizione 26/27 come ingegnere di volo, rientrando nel 2011. Nel 2015 è stato scelto per la sua terza missione nello spazio, nella Stazione Spaziale Internazionale nel 2017. Oggi, luglio 2017, Nespoli a 60 anni è tornato a volare nello spazio,vivrà a bordo della Stazione Spaziale Internazionale per i prossimi 5 mesi. Da una parte questo conforta tutti noi, la tecnica ci ha permesso di essere molto più longevi, abbiamo acquistato 20 anni di vita, a 60 anni un tempo non lontano eri definito vecchio,dall‘altra parte ci incoraggia… l’uomo sa essere veramente grande. Una strana storia quella di Nespoli, un percorso mica da ridere, sottoufficiale, istruttore di paracadutismo presso la Scuola Militare di Paracadutismo di Pisa. Negli anni Ottanta è a Beirut, in Libano,con il contingente italiano della Forza multinazionale di pace. Tornato in Italia diventa ufficiale, ma Nespoli ha un altro sogno. Racconta Piero Angela nel suo libro, Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute:“Mi dica” lo incoraggiai. “Vorrei fare l’astronauta…” disse lui. Gli spiegai che non era così semplice: conoscevo un aspirante astronauta e sapevo quanto la selezione fosse difficile. “Lei ha esperienza come pilota collaudatore, o cose simili?” “No.” “Ha una laurea in una materia scientifica, come ingegneria o fisica?” “No.” “Parla inglese e russo?” “Il russo no, l’inglese abbastanza”. Lo vidi motivato e pieno di volontà e gli diedi alcuni consigli per non deluderlo, sapendo però che era un caso disperato”. Eppure nonostante le enormi difficoltà Nespoli, determinato come Grisù il draghetto che diceva ad ogni sconfitta: “Perché io, un giorno, sarò pompiere”, ha realizzato il suo scopo di vita. Non crediate sia facile fare l’astronauta. La vita nello spazio è lavoro intenso, dalle 7.30 alle 19.30 terrestri, con due ore obbligatorie da dedicare all’attività fisica, indossando una tuta di 150 chili e senza forza di gravità. Gli effetti collaterali sono a dir poco terribili. Nespoli, invitato nel 2012 al Meeting di Rimini, ne parla così: “Ti si schiaccia il cervello, così come gli occhi. In tre, una volta rientrati sulla terra, non hanno recuperato la vista. I volti sono sempre rossi perché, in assenza di gravità, i liquidi tendono a salire e affluisce più sangue al cervello e alle zone alte. Per non parlare dello scioglimento dello scheletro. Che avviene con una velocità dieci volte superiore rispetto a un malato di osteoporosi sulla terra. I nostri viaggi – prosegue – servono anche alla ricerca scientifica”. Penso non ci sia bisogno di scrivere quanto Nespoli si sia dato e donato e sia mito,lui dice di sé: “Ero un bambino come tanti, cresciuto a Nord di Milano. Molto vivace, mi sbucciavo sempre le ginocchia, facevo dannare mia madre. E avevo un sogno: fare l’astronauta. Ci pensavo da quando li vidi saltellare sulla luna… ce l’ho fatta io, ce la possono fare tutti”. Beh, caro Paolo non sono convinta sulla tua ultima frase, magari…
http://teodericaforum.blogspot.it/