Conosco una persona ,che posso definire amico, dopo averlo conosciuto in occasione di alcune riunioni di carattere sociale in un circolo ricreativo per valorizzare i gruppi di quartiere da renderli costruttivi come contributo importante per i partiti. Infatti le attese e la speranza dell’elettorato prendono consistenza se approdano alla politica sia direttamente dai partiti che dalla gente di strada che si ritrova negli spazi del tempo libero.Uno degli argomenti che mi avevano maggiormente interessato riguardava il mondo del lavoro che sta gradatamente svuotandosi della parte che garantisce il successo imprenditoriale. L’entusiasmo di far parte ad un lavoro che assicura stabilità a numerose famiglie.Il senso della responsabilità nel lavoro è molto incentivante sia per l’imprenditore che per i prestatori di opera.Lo ricordavo molto attento nel coordinare i vari interventi.Democratico e significativamente scrupoloso da permettere ad ognuno la possibilità di esprimersi liberamente.Ci siamo ritrovati casualmente in un edicola non molto tempo fa e riprendemmo il discorso sul menefreghismo presente in molti ambienti del lavoro.Concludemmo la conversazione da dedurne che era stato possibile tirare delle somme senza un ordine del giorno ci siamo trovati d’accordo condividendo gli stessi principi senza aver programmato l’incontro.Mi disse subito che la casualità è da ritenersi il bisogno del necessario.Ho pensato spesso a quell’interpretazione della casualità e i miei 89 anni di esperienza il prossimo 21 Febbraio mi permettono di poter asserire che la casualità esprime veramente il bisogno del necessario e coincide perfettamente con il mio modo di pensare da sfociare nella preghiera del Padre nostro: dacci oggi il nostro pane quotidiano.Mi pare tra l’altro che quel mio amico sia ateo come diversi altri amici, un aspetto che evidentemente non disgrega o addirittura da ritenersi di scarso rilievo se sono riuscito ad arrivare alla preghiera più bella del cristiano con la sua interpretazione.Potremmo anche desumerne che non possiamo classificarci in buoni e cattivi ma dobbiamo ritenerci persone più o meno fortunate di aver potuto incontrare Cristo per le strade o di non aver mai avuto il conforto di vivere episodi che cambiano la vita.Un modo di pensare e di vedere.Da non considerarci dei privilegiati di aver incontrato Cristo lungo le strade ma posso solo riconoscere e testimoniare che Gesù Salvatore l’ho incontrato nelle malattie. Era un innamorato dei malati e ha lasciato delle disposizioni per i suoi discepoli.Proprio nel Vangelo di ieri l’evangelista Marco mi pare,narra il saluto di Gesù ai suoi Apostoli ricordando loro che sarebbero stati riconosciuti dalla gente come suoi discepoli quando imponendo le loro mani sulla spalla, avrebbero liberato indemoniati e guarito gli ammalati.Nodo da sciogliere e grosso punto interrogativo per tutti, pastori compresi. Infatti siamo tutti pastori più o meno in chiesa i parroci,noi in famiglia o al bar quando abbiamo l’opportunità di manifestare e testimoniare la nostra fede. Si preferisce glissare od uscire dall’argomento miracoli da ridurli al mondo dell’impossibile.Abbiamo invece la certezza che ci sono, esistono,proprio come vengono narrati nei dettagli dagli evangelisti.Debbo interrogarmi e ammettere la mia irresponsabilità per averne visti diversi, da me ai miei familiari e ad amici che conosco senza aver scritto uno straccio di libro:oggi la Chiesa ricorda la conversione di San Paolo.Voglio farlo prima di chiudere gli occhi.E’ la voce dello Spirito Santo.Una decisione casuale: avrei dovuto finire una partita a burraco. Ha vinto Paolo di Tarso.I miracoli però non sono casuali: vanno strappati a Cristo Signore.Ne voglio parlare a quel mio amico ateo. Sia gloria a Dio.Non sono cascato da cavallo.Ho aperto il mio cuore a Dio.Ho ascoltato una voce.Festeggerò con Nespola. Fiorello Paci