Erasmo da Rotterdam, in “Elogio della follia” ci spiega due tipi di follia: una che allieta le persone liberando l’anima dall’ansia, e l’altra che suscita odio e vendetta. Il disturbo bipolare è caratterizzato da un’alterazione dei meccanismi che regolano il tono dell’umore. Si stima che circa il 2,5% della popolazione soffra di disturbo bipolare, quindi si calcola che in Italia in un anno circa un milione di persone possano avere il disturbo, di fatto, la lista degli individui famosi, affetti dalla malattia bipolare, è lunga: leader politici come Churchill, pittori come Van Gogh o Gaugin, musicisti come Schumann o Tchaikovsky, scrittori come Virginia Wolf, Hemingway, Baudelaire, Hesse o Poe ecc., già da questo vi renderete conto che l’essere bipolare o affetto da bipolarismo è in realtà una parola/luogo in cui relegare chi pensa in altro modo, chi non si sa catalogare. Già il termine è ridicolo, in quanto la malattia causa depressione, con conseguente tristezza, ad altri periodi di ipomania in cui cresce l’autostima, il pensiero si velocizza e si è molto creativi. Quindi bipolare in poche parole vuol dire che si va giù di morale o inversamente si va su, e questo mi pare che sia proprio di tutte quelle persone che pensano e usano i neuroni. La psichiatria, con i bipolari non fa altro che tenerli sedati con psicofarmaci, cioè in perenne depressione, perché quando sono in ipomania non sono controllabili e questo fa paura a una società che tende a controllare tutto e allo steso tempo non controlla nulla, il bipolare è da stoppare perché ti dice in faccia una verità che viene dal profondo, dall’inconscio collettivo o da altro che non esiste nel mondo sensibile, sì il bipolare può essere folle… questo termine la dice lunga su chi è il vero folle, se non la folla/follia, avendo ben presente ciò che causano gli affollamenti e le istigazioni o le manovre per guidare la folla, che alla fine si rivolta, perché è la folla che è folle e non il povero bipolare che a volte è triste e a volte è allegro perché si interroga sulla vita. “Per quanto mi riguarda la follia di per sé è un dono della nostra mente. Essa avviene in momenti di difficoltà, quando il sentiero si fa stretto e non si trovano energie o direzioni dove andare. Oppure quando la direzione c’è ma si verifica un impedimento improvviso che blocca il cammino. Allora si scatenano forti emozioni la persona, entra in una dimensione irrazionale che spinge a trovare significati ed elabora i sintomi, la depressione, l’ansia, il blocco motorio, le bizzarrie delle psicosi, sono comunque un linguaggio che è un ponte fra realtà esterna e realtà interna. Nella depressione la difficoltà è la perdita, e il simbolo diventa il corpo stanco pesante. Nelle psicosi il simbolo è un racconto (deliri e allucinazioni) perché la difficoltà deriva proprio dalla storia, di quell’individuo. Se c’è una grande difficoltà, dentro la follia conserviamo i nostri segreti bisogni, la nostra individualità, la nostra voglia di rivalsa e di sopravvivenza. E’ sempre salvifica, ma qualche volta la follia è cattiva, cioè quando i bisogni e le emozioni che racchiude non portano a miglioramenti, ma vengono ulteriormente repressi e annullati. Nell’emotività, che non è nient’altro che follia, le emozioni sono follia, si può provare l’odio. L’aggressività vuole aprirsi un varco per imporsi. L’odio invece vuole distruggere, ferire, vendicarsi. Nell’odio non c’è posto per altro. Se l’odio si insinua in una persona con disturbo psichico, quindi molto emotiva, confusa e angosciata, può portare a dolorose conseguenze, fino a gesti di violenza, persecuzione o suicidio. Stiamo attenti all’odio e non coltiviamolo mai, perché da lui deriva la distruttività sia dei normali che dei folli, l’odio è prerogativa di tutti, non cerchiamo di fare lo scaricabarile perché ci fa comodo dire che i gesti brutali provengono dalla follia. La ricetta per contrastare l’odio è la pazienza di stare nel dolore e un sano individualismo. La follia deriva spesso dalla ingiustizia e dalla impotenza: curiamo il ricupero dei diritti”. Ho riassunto un interessante articolo, che condivido appieno di questo sito web: http://www.maristellafantini.it/societa/follia.html E’ un dato di fatto che le malattie psichiatriche sono in forte aumento, sono l’espressione di questa società, in cui i più sensibili, i più emotivi, i folli, vengono trinciati e triturati nel tritacarne di una età che è spinta dall’odio e dall’invidia dell’avere, avere, avere, perché solo con l’avere pensano di esistere. Non dimentichiamo mai che il nostro Occidente nei periodi più bui si è salvato grazie ai folli e ai Santi. Un articolo sereno trattato così bene, quasi autorevolmente, da pensare ad una rivalutazione delle persone afflitte da un disagio..che ha creato artisti e scrittori :grazie Paola dal Veliero! Ne ero convinto
per l’eccezionalità di alcuni amici che conosco. grazie ! http://teodericaforum.blogspot.it/