E’ da tempo che avrei desiderato conoscerti ma l’occasione di poterti contattare non c’è mai stata.Opportunità arrivata con il virus corona considerato il Golia dei nostri giorni, ma molto più difficile del gigante abbattuto dal ragazzino fulvo. Ho tentato di accecarlo come Polifemo con una cerbottana,ma non era lui il disgraziato.Un povero gabbiano ha smesso di volare e ha trovato alloggio in un pertugio del quarto arco del Tiberio. Il mio un tentativo inutile dopo aver considerato che l’assassino potrebbe veleggiare, stando ad una delle tante ipotesi.Una corsa internazionale per individuare la patogenesi e la sua conformazione…chi parla di goccioline…visto che di lacrime ne ha fatte versare tante. T’immagini amica carissima i funerali e cremazioni senza l’ombra di un familiare di un amico di un ricordo.Definirlo maledetto, una maledizione che sembra quasi una carezza la figura sprezzante di questo Caron dimonio che non tiene conto dell’amore familiare e degli affetti…toglie di mezzo bloccandoti il respiro.Più che abominevole un delinquente invisibile da sterminatore, se entra in corsia attacca e distrugge quelle persone care che cercano di strapparlo a creature umane.Ci siamo visti una volta,un giorno lontano del 50:mi sei rimasta nel cuore.Una notte al mare.Vercelli, città della tela, città di Piola il tuo paese.E’ bello rivedere chi ti cerca, quell’amore che riesce a fermare il tempo ma non a prevedere quel pugnale rovente assetato di sangue e di aria da fermare la vita in pochi istanti. Amica carissima che la domenica delle palme ha fatto rifiorire come un fiore di Pasqua: un pensiero riapparso nel 65…e anche allora contra spem…in spem credidi e abbiam battuto la morte…lo sai amica carissima che in cima al Calvario…non c’è un morto…ma il Figlio risorto di Dio…che sa solo amare…i frutto della Speranza alimentato sempre dalla fede. Un saluto da Rimini. Fiorello Paci